giovedì 2 settembre 2010

Lega Nord: «Al Falusi si sono create solo nuove poltrone»

PANORAMA POLITICO
Massa Marittima SERVIZI AGLI ANZIANI SCHILLACI CRITICA LA TRASFORMAZIONE DELL’ISTITUTO IN UNA «ASP» Lega Nord: «Al Falusi si sono create solo nuove poltrone»

ANCHE LA LEGA NORD interviene sul dibattito relativo ai costi e all’organizzazione dell’Istituto Falusi accusando il sindaco Lidia Bai, l’assessore e presidente della Società della Salute Luciano Fedeli e quello del Falusi Roberto Schiavetti di «inadempienza nell’attuazione della legge regionale sul riordino e la trasformazione delle Ipab. La normativa regionale — ricorda il coordinatore della Lega Paolo Schillaci — prevedeva ampia libertà per un loro nuovo inquadramento istituzionale che in Toscana ha visto la quasi esclusiva costituzione di Aziende Pubbliche per i Servizi alla Persona (asp), nonostante i severi parametri organizzativi individuati, tra i quali un patrimonio di importo non inferiore a 500mila euro, che l’Istituto Falusi ha raggiunto contabilizzando a bilancio anche piatti, bicchieri, posate e vassoi, forse per creare nuove remunerate poltrone per consentire alla sinistra di mantenere il proprio sistema di potere». La sinistra, precisa Schillaci, «si è però stranamente dimenticata di realizzare il resto del percorso, che prevedeva di inserire l’asp nella programmazione ed erogazione dei servizi socio assistenziali, stipulando appositi contratti di servizio con gli enti pubblici territoriali, da finanziare attraverso proprie risorse e rendite patrimoniali, realizzando servizi con il miglior rapporto tra qualità e costi. Che fine hanno fatto questi adempimenti? Che senso ha avuto creare un’asp praticamente senza patrimonio? Non era meglio far confluire l’organizzazione all’interno della SdS — chiede Schillaci —. Si sarebbero risparmiati 16mila euro annui per remunerare il Presidente ed il Consiglio di amministrazione, recando al contrario vantaggi per i lavoratori dell’asp FaIusi che avrebbero visto avvicinare i loro trattamenti contrattuali a quelli della sanità. Adesso — conclude — ogni possibile investimento, in assenza di patrimonio, rischia di trovare copertura solo all’interno della quota sociale della retta».